Nel 1999 mi fu proposto di progettare una tomba di famiglia nel nuovo ampliamento del cimitero di Vittoria. Benché il tema fosse interessante e fossi stimolato da nuove forme e idee per quel tema mai affrontato, mi ritrovai a dover rispettare il regolamento previsto in quel lotto cimiteriale. La cappella, essendo ad angolo, doveva avere un tetto a capanna, una porta ad arco centrale, delle modanature classicheggianti simmetricamente disposte sul prospetto e quant’altro necessario a sopprimere qualunque istinto progettuale. Del resto si sa, ogni regolamento comunale è redatto proprio per questo. L’unica libertà concessa al progettista erano le finiture all’interno. E capirai che sforzo, considerando la destinazione d’uso della modesta costruzione adibita a dieci loculi. Pensai così di limitarmi al rispetto della policromia dei marmi da utilizzare. Il bianco di Carrara, il Bardiglio imperiale ed il Verde Guatemala. Rispettando una rigida simmetria, ho staccato sul pavimento in marmo bianco, quattro quadrati in verde, simboleggianti ciascuno un componente della famiglia. Lo stesso colore l’ho utilizzato per realizzare una croce di fronte all’ingresso e sopra un piccolo tabernacolo stilizzato. Le finiture in ottone spazzolato hanno completato l’opera che, decisamente priva di linguaggio architettonico personale, internamente ha mantenuto una sua identità.